domenica 7 novembre 2010

In estasi per lo spirito




di Carlo Siracusa

Spesso si associano le proprie esperienze emozionali e sensazionali con l'opera dello spirito santo di Dio in noi. Si attribuiscono così al Cristianesimo, azioni che rasentano il culto dell'emozione.

Quando Gesù riassunse i Dieci comandamenti in quei due principi guida che risaltano l'amore per Dio e per il prossimo, a proposito del modo in cui dobbiamo adorare Dio, Egli disse di amare Dio: "con tutto il cuore, con tutta l'anima, con tutta la forza e con tutta la mente". Con queste parole Gesù, evidenzia il bisogno di amare e adorare Dio "con tutta la mente", un invito ad un atteggiamento cristiano "equilibrato", che non escluda la disciplina mentale.
Purtroppo in moltissimi movimenti pseudo-cristiani è incoraggiata più l'emozione di tipo esplosivo, che il sentimento dell'anima. Si preferisce l'emozione shock, quella che ha manifestazioni nell'ordine di grida, svenimenti, e convulsioni. Credere alla prevalenza emozionale dell'esperienza con lo spirito di Dio, può tendere a svilire l'ordine e l'intelligenza dell'adorazione resa a Dio. La perdita del controllo, con le manifestazioni estatiche, tipiche dei credenti "carismatici", è messa in contrasto con il vero frutto dello spirito santo di Dio, il quale prevede nel cristiano l'autocontrollo, la "padronanza di sé".
Non dobbiamo pensare che lo spirito di Dio si manifesti scatenando in noi emozioni incontrollate, forti, tempestose. No, lo spirito di Dio, come nel caso dell'esperienza che ebbe Elia, è assente nella tempesta, nel terremoto, nel fragore, ma è presente nel silenzio, nella voce calma e sommessa.
Che le manifestazioni dello Spirito non possono essere quelle accompagnate da parole e azioni sconclusionate, è indicato anche dall'apostolo Paolo, il quale sottolineò che la pienezza di Dio e del suo spirito è in contrasto con l'ebbrezza del vino e l'ubriachezza.
I movimenti pseudo-cristiani che incoraggiano il fluire di lingue, evitando di pensare e incoraggiando la coscienza umana a far emergere le emozioni, abbracciando la trascendenza, si pongono sullo stesso piano delle religioni pagane sciamaniche, lontane dai valori biblici, poiché la Bibbia insegna l'esatto contrario: nessun profeta vive l'estasi, nessun profeta esce da se stesso, nessun profeta annulla la propria coscienza. Se l'esperienza estatica porta il credente a sconnettere la propria coscienza, questa non può essere concepita come un fenomeno di intimità particolare con Dio.

Ciò che avvenne il giorno di Pentecoste, quando lo spirito santo fu accompagnato da fenomeni come segni, prodigi e lingue, fu una manifestazione legata a quel contesto storico: bisognava divulgare la Buona Notizia fino alla più distante parte della terra, e bisognava attestare che Dio stava benedicendo l'opera portata avanti da Cristo. Attraverso queste manifestazioni miracolose, si sarebbe attestata la sua presenza sui primi cristiani.
Quando in quel contesto, i cristiani cominciarono a parlare in lingue straniere, gli stranieri che si trovavano lì in occasione della Pasqua, li udirono parlare nella loro stessa lingua, e non in lingue incomprensibili. Inoltre, non va dimenticato che, sin dall'antica Babele, la diversità delle lingue era una vera e propria barriera all'evangelizzazione. Ciò che accadde miracolosamente quel giorno, dunque, è stato un rovesciamento di ciò che era successo a Babele: finalmente, lo spirito di Dio concedeva a tutti di udire la buona notizia del Regno, nella propria lingua!
Ad Efeso, per esempio, erano presenti diverse lingue e dialetti, visto il grande porto commerciale che c'era. Così, il dono delle lingue voluto dallo Spirito, fu uno strumento indispensabile per l'avanzamento dell'opera di Dio. L'azione dello Spirito, a quell'epoca, servì ad ammansire l'orgoglio religioso dei fedeli della chiesa di Gerusalemme; fu un atto ufficiale che diede dignità alla congregazione cristiana nascente, smorzando in tal modo ogni pregiudizio: in Gesù e nel suo Spirito non dovrà più esserci da quel momento in poi "né giudeo, né greco".
I fenomeni della potenza di Dio sono stati utili per aiutare la chiesa a scavalcare i preconcetti etnici.

Le parole di Paolo ai Corinti sottolineano che tali doni dello Spirito (come le lingue, le guarigioni e le profezie) erano solo temporanei, sarebbero cessate, ad eccezione dell'amore, "che non viene mai meno". Ricercare oggi a tutti i costi tali "doni", porta a perdere la propria coscienza nell'estasi, e apre la strada a numerosi altri ospiti.
Nella Bibbia, l'essere ripieni di spirito santo non collima con manifestazioni estatiche o preghiere formulate in lingue extra-umane. Dall'analisi dei testi, il risultato maggiore della presenza dello Spirito nella vita del credente, si manifesta nella testimonianza, nella predicazione e nella vita morale dei credenti.
Il comportamento del cristiano è il test per eccellenza per comprendere la sua reale conversione e l'azione dello spirito di Dio nella propria vita!
Lo spirito santo di Dio ha già compiuto l'opera per la quale erano necessarie manifestazioni miracolose evidenti, come le lingue e le guarigioni. Nel nostro tempo, lo spirito santo agisce ricolmando il cristiano di qualità, dignità, contegno, controllo, saggezza, sensibilità, in vista dell'obiettivo: rendere testimonianza alla Buona Notizia del Regno di Dio!

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Bibliografia: Mozzato Davide - "Siate ricolmi di Spirito Santo. Esortazione antica, aspirazione moderna". - Edizioni ADV - Firenze, 2005