mercoledì 29 luglio 2009

La Riforma Protestante: le ragioni del suo successo

La Riforma Protestante
Le ragioni del suo successo
di Carlo Siracusa

Erano i primi del 500. Il malcontento era generale. La Chiesa primitiva aveva subito una grande evoluzione; il suo spirito aveva cambiato direzione, e si avvertiva il bisogno di riportare la chiesa alla sua condizione spirituale, come alle sue origini.

Ciò che caratterizzava la Chiesa dell’epoca, era ciò per cui si avvertì il bisogno di un cambiamento: la Chiesa era stata trasformata in una sorta di organizzazione, con tanto di gerarchia, intenta ad interessarsi non solo di cose spirituali, ma anche di politica. Il potere monarchico del papa, la sua intromissione nella sfera politica, insieme allo scandaloso nepotismo, alla corruzione e alla mondanità che ne conseguirono, generarono un consenso popolare contro il papa, contro la curia, contro il potere politico-finanziario della Chiesa di Roma, la quale imponeva il versamento di oboli e decime.

Quello che fece scoppiare un vero e proprio scandalo, forse oggetto principale del movimento di protesta, fu l’introduzione della vendita delle indulgenze, una strategia ecclesiastica, voluta da papa Leone X, e creata per far fronte all’immediato bisogno economico in cui versava la Chiesa di Roma. La basilica di San Pietro era rimasta incompleta, e necessitava completarla entro breve tempo, perché divenisse il più grande centro di culto della cristianità. Fu così che, nel 1517, papa Leone X, ideò la predicazione delle indulgenze, quale strumento straordinario per fare entrare fondi nelle casse vaticane.

Secondo la dottrina cattolica, la vendita delle indulgenze serviva, non solo alla remissione della pena da scontare sulla terra, ma anche per l’espiazione dei peccati delle anime del purgatorio.

I meriti dei santi, della Vergine e del Cristo, costituivano il così detto “tesoro” amministrato dal papa, che poteva essere messo a disposizione della gente comune, per consentire loro il conseguimento della salvezza, naturalmente dietro il versamento di una somma di denaro.

Il marchese Alberto di Brandeburgo, guardò con grande interesse speculativo a questo progetto, così, già vescovo di Magdeburgo e di Halberstadt, volle ottenere il titolo arcivescovile anche per la diocesi di Magonza. Essere tre volte vescovo significava dover pagare un’ammenda cospicua, ma questo non costituì ostacolo per lui, in quanto, ricorrendo al finanziamento di una banca, versò a Roma la somma richiesta di 10.000 ducati, convinto che avrebbe recuperato presto tale cifra, con l’attività della vendita delle indulgenze su cui puntò tutto, quasi si trattasse di una vera e propria attività commerciale.

La questione assunse tale impronta, tanto che si arrivò persino alla pubblicazione del listino con gli importi richiesti, a seconda della remissione della pena da espiare. Era stato stabilito un importo diverso, a seconda della classe d’appartenenza: (principi, vescovi, baroni, borghesi, poveri), e sulla base della gravità del peccato da espiare: (stregoneria, sodomia, sacrilegio, …).

“Al suono di ogni monetina che toccava il fondo della cassetta, un’anima veniva liberata dal purgatorio”. Con questo slogan, le folle erano sollecitate a vendere qualunque cosa, purché racimolassero il denaro necessario per liberare i propri defunti dalla condizione del purgatorio, favorendo un più veloce passaggio alle beatitudini del paradiso.

La chiesa del 1500 era più interessata ai problemi terreni, materiali, piuttosto che a quelli spirituali, riuscendo a raggiungere un livello di avarizia e immoralità tali che non s’erano mai visti prima.

A questi problemi di ordine morale, si aggiunse l’esigenza di riformare anche la teologia, la dottrina della chiesa. La Riforma nasce, infatti, per l’urgente bisogno di una ristrutturazione amministrativa, legale, morale e dottrinale della chiesa, con l’obiettivo di disfarsi dell’opera del Medioevo, per tornare ad una versione più pura e più autentica del cristianesimo.

L’aumento del numero di laici istruiti, contribuì a questo risveglio intellettuale, producendo una crescita della critica verso la chiesa, a causa dell’evidente divario tra ciò che essa era e ciò che sarebbe dovuta essere.

La richiesta di una renovatio o reformatio ecclesiae, si ebbe già fin dal XIII secolo, quando in occidente vi fu un vero e proprio magma ribollente di movimenti religiosi che guardavano con speranza al bisogno di riportare la chiesa alla sua funzione puramente spirituale, per correggere così quella difformità della chiesa dal modello apostolico.

Uomini che si distinsero e che divennero veri colpi d’ariete nel sistema ecclesiastico medievale, furono John Wyclif (1312-1384) e Jan Hus (ca.1369-1415). La loro protesta fu un vero dissenso, che diventò per la chiesa vera eresia. Tuttavia, trovò un impressionante consenso popolare, che si fece sempre più crescente, man mano che il loro messaggio si diffondeva.

Benché questi preparassero il terreno, gli inizi della Riforma si ebbero con Martin Lutero, monaco dell’ordine agostiniano, nato ad Eisleben il 10 novembre 1483. Studiò diritto all’università di Erfurt, ma nel luglio 1505 entrò nel convento degli eremiti agostiniani della stessa città, dove compì il suo noviziato; ordinato sacerdote si diede allo studio della teologia, conseguendone il dottorato, di seguito, fu affidato all’insegnamento dell’esegesi biblica nell’università di Wittenberg, città nella quale nel frattempo si era trasferito, ricevendo importanti incarichi.

Ciò che turbò il doctor in biblia, fu di certo la questione delle indulgenze in favore delle anime dei defunti, divenuta una delle forme abituali di finanziamento della chiesa. La vendita delle indulgenze era cominciata al tempo delle crociate, e venivano concesse a coloro che erano disposti a rischiare la vita per una “guerra santa”.

In seguito furono estese alle persone che davano appoggio finanziario alla Chiesa. Ben presto diventarono il mezzo principale per raccogliere fondi con cui costruire chiese, monasteri e ospedali. Per la gente, le indulgenze erano diventate come una polizza assicurativa, capace di annullare ogni castigo per le colpe e i peccati commessi.

Indignato, perché sapeva che l’uomo non può mercanteggiare con Dio, il 31 ottobre del 1517, Lutero scrisse le sue 95 tesi, che affisse alla porta della chiesa del castello di Wittenberg, nelle quali smascherava alcuni insegnamenti errati della chiesa. Le sue tesi furono tradotte dal latino in tedesco e vennero stampate da chi le aveva lette. Esse divennero il principale argomento di conversazione in tutta la Germania.

Il 16 giugno 1520, papa Leone X emanò una bolla che condannava Lutero. Se non si fosse ritrattato, le autorità avrebbero dovuto catturarlo e consegnarlo al papa, il quale gli avrebbe riservato il trattamento destinato agli eretici: il rogo. Come reazione, Lutero bruciò in pubblico la bolla papale contenente la minaccia e pubblicò altre opere che incoraggiavano i principati a riformare la Chiesa anche senza il consenso del papa.

Nel 1521 papa Leone X scomunicò Lutero. Quando questi obiettò di essere stato condannato senza un’udienza imparziale, Carlo V, imperatore del Sacro Romano Impero, intimò al riformatore di comparire davanti alla Dieta imperiale di Worms, nella quale si rifiutò di ritrattare, a meno che i suoi oppositori non avessero dimostrato con la Bibbia che era in errore.

Il risultato dell’udienza fu l’editto di Worms, con cui Lutero veniva dichiarato fuorilegge e i suoi scritti vietati. Durante il viaggio di ritorno a Wittenberg, Federico di Sassonia architettò un finto rapimento, per sottrarre Lutero dai suoi nemici. Portato di nascosto nella fortezza di Wartburg, Lutero si fece crescere la barba e assunse una nuova identità, quella di un cavaliere, Junker Jörg.

Fu in quel periodo (era l’autunno del 1522), che trovò il tempo di finire la sua traduzione del Nuovo Testamento. Nel 1534 completò anche la traduzione del Vecchio Testamento, rendendo così disponibile per la prima volta in tedesco la Bibbia completa.

Quando, nel febbraio 1546 a Eisleben, Lutero era sul letto di morte, gli fu chiesto se era ancora convinto di ciò che aveva insegnato. Egli rispose di sì! Benché Lutero sia morto ormai da 462 anni, molti condividono ancora le sue convinzioni.

Riformatori come Martin Lutero (1483-1546), Ulrich Zwingli (1484-1531) e Giovanni Calvino (1509-64) attaccarono la chiesa su vari punti: Lutero sulla vendita delle indulgenze, Zwingli sul celibato ecclesiastico e sul culto di Maria, e Calvino sulla necessità che la chiesa tornasse ai princìpi originali del cristianesimo.

La Riforma determinò la formazione di un nuovo movimento religioso, il protestantesimo, che si diffuse e ottenne larghi consensi in Scandinavia, Svizzera, Inghilterra e Paesi Bassi.

Oggi ha centinaia di milioni di aderenti.



articolo apparso sulla Rivista InStoria, n.10 -Otobbre 2008 (XLI)



Riferimenti bibliografici:

Alister E. Mc Grath, Il pensiero della Riforma, Torino 1999.

Filoramo, Menozzi, Storia del cristianesimo, Bari 2006.