mercoledì 11 novembre 2009

LA PERDONANZA




LA PERDONANZA

l'indulgenza plenaria istituita da Celestino V

di Carlo Siracusa


Era il 5 luglio del 1294. Papa Niccolò IV era morto già da più di due anni, e da allora non era ancora stato nominato alcun successore. Quel giorno, il Conclave riunitosi a Perugia, designò come nuovo pontefice, il monaco eremita Pietro Angeleri, nativo di Isernia, conosciuto anche come Pietro del Morrone, per aver vissuto diversi anni in una grotta di monte Morrone, nei pressi di Sulmona.

Dopo 55 giorni dalla sua nomina, il 29 agosto del 1294, fu celebrata la solenne cerimonia di investitura nella chiesa di Santa Maria di Collemaggio in Aquila, fatta erigere anni prima dallo stesso monaco di monte Morrone. Partecipò al vestimento pontificale, una folla immensa, oltre duecentomila persone. Tra questa moltitudine, spiccavano il re Carlo II d’Angiò e suo figlio Carlo Martello, i quali, insieme ai nobili e ai cardinali, capeggiavano il corteo papale che si mosse da Sulmona a L'Aquila.

Pietro Angeleri, divenne così Papa Celestino V, prendendo nome dall'ordine dei monaci Celestini, da lui stesso fondato. Il suo pontificato fu brevissimo, durò circa quattro mesi, perché nel dicembre dello stesso anno si dimise, tornando alla vita eremitica, divenendo un caso di per sé unico. Pare infatti che si tratti dell'unico papa, nella storia della chiesa cattolica, a dare le dimissioni, a parte Benedetto IX e Gregorio VI, che furono casi particolari, in quanto: il primo, dopo essersi dimesso, ritornò successivamente al potere, per poi rivendere il pontificato a Gregorio VI. Quest'ultimo, a sua volta, essendo stato accusato di simonia e consapevole della propria colpa, lasciò la “poltrona pontificale” che aveva acquistato a prezzo, dando le proprie dimissioni.

Per quanto attiene al pontificato di Celestino V, ciò che lo distinse fu la concessione di un'indulgenza plenaria universale, nel giorno della sua incoronazione papale, con la Bolla “Inter sanctorum solemnia”, successivamente denominata: “Perdonanza”, istituita a L'Aquila il 29 settembre del 1294, esattamente un mese dopo dalla sua elezione. Attraverso l'emanazione di una Bolla, rendeva possibile l'indulgenza a chiunque entrasse nella basilica di Collemaggio tra le sere del 28 e 29 agosto di ogni anno, confessando i propri peccati e dichiarandosi sinceramente pentito. Il rito che istituì Celestino V, era un vero e proprio Giubileo, aperto agli Aquilani e a tutto il resto del mondo. Chiunque, poteva ricevere il perdono, approfittando di questo speciale evento che, da allora si ripete ogni anno, da 715 anni.

Prima e dopo l'istituzione delle indulgenze

Nello sviluppo storico della cristianità, già nel VI secolo erano in uso le redemptiones, delle opere di fede, azioni caritatevoli o pellegrinaggi a Roma, a S. Giacomo di Campostella in Spagna, o al Santo Sepolcro, che supplivano alle penitenze canoniche. Si narra che papa Benedetto III ridusse la pena di un uomo che assassinò il proprio fratello, per aver fatto un pellegrinaggio a Roma. La visita ai luoghi consacrati, viste le difficoltà del viaggio, suppliva qualsiasi penitenza da scontare. Ancora non si parlava di indulgenze, ma di una commutazione della pena per il sacrificio personale compiuto da questi pellegrini. In seguito cominciarono a fiorire le cosiddette assoluzioni, come parte integrante della liturgia, le quali consistevano in semplici invocazioni a Dio perché rimettesse pienamente i peccati, ma non erano ancora indulgenze, piuttosto si trattava di impetrazioni, che non avevano valore assolutorio. Fu nell'XI secolo che iniziò il sistema delle indulgenze, grazie alle quali, al fedele che avesse compiuto un'opera buona, veniva condonata parte della penitenza imposta.

Nel 1060 Nicolò II elargì un'indulgenza in occasione della consacrazione di un altare posto nella basilica del monastero di Farfa. Nel 1095 Urbano II dichiarò che i crociati avrebbero ricevuto il pieno perdono dei peccati e la ricompensa eterna nell'aldilà. Nacque così l'indulgenza detta “plenaria”, quella che libera per intero dalla pena temporale dovuta per i peccati commessi. Intorno al 1187 Gregorio VIII applicò questa indulgenza anche a coloro che, non potendo partecipare di persona alla crociata, avessero pagato un'altra persona perché vi andasse al posto loro. Circa dieci anni dopo, Celestino III garantì che i crociati, morti in battaglia o sopravvissuti, per misericordia divina, avrebbero ottenuto il perdono di peccati per i quali si erano confessati.

Nel XIII secolo, verso il 1230, sorse il concetto del “tesoro della chiesa” costituito dai 'merita Christi et Sanctorum', una specie di "decreti di amnistia", attraverso i quali era possibile conseguire la salvezza, ma dietro il versamento di una somma di denaro. La questione assunse tale impronta, da arrivare alla pubblicazione di un listino con gli importi richiesti, a seconda della remissione della pena da espiare. Era stato stabilito un importo diverso, a seconda della classe d’appartenenza e della gravità del peccato. La vendita delle indulgenze era diventata l'occasione per accrescere il potere economico della Chiesa e raccogliere così fondi da destinare alla costruzione di chiese e monasteri. Soprattutto per i ricchi e benestanti, sarebbe stato più facile ottenere la remissione dei peccati, in cambio di una sostanziosa elemosina: l'indulgenza aveva assunto l'aspetto di una sorta di polizza assicurativa. Tuttavia, anche se da una parte i fedeli avevano trovato nell'indulgenza, una via più semplice e immediata per l'ottenimento del perdono, dall'altra, questo sistema contribuì all'aumento degli abusi e dell'immoralità, anche in ambito ecclesiastico, vista la semplicità con cui ci si poteva lavare la coscienza, tanto da indurre il monaco agostiniano Martin Lutero, anni dopo, a farsi promotore della Riforma protestante, in cui, l'oggetto della 'protesta', fu proprio il persistente abuso della vendita delle indulgenze.

La Bolla della Perdonanza celestiniana

Anche se la “Perdonanza” apparve subito nella sua valenza spirituale, per i motivi di solidarietà e riconciliazione promossi da Celestino V, in essa c'era anche un importante significato politico-sociale, tanto da divenire occasione per accrescere il potere economico e civile della città di L'Aquila. Per la ricorrenza annuale della Perdonanza, fu istituita una fiera che favorì l'ingresso della città nel circuito commerciale europeo, contribuendo all'espansione del volume d'affari, alla circolazione di denaro e alla crescita economica in tutto il territorio circostante.

Le celebrazioni ufficiali, per la prima volta, ebbero luogo il 29 agosto del 1295, con l'apertura della Porta Santa, nella basilica di Santa Maria di Collemaggio, e col corteo che accompagnava solennemente la Bolla dell’indulgenza celestiniana, dal Palazzo del Magistrato, (oggi sede del Comune) alla basilica di Santa Maria di Collemaggio. Papa Bonifacio VIII, cercò in tutti i modi di annullare questa celebrazione, provando a distruggere la Bolla celestiniana ed emanando una nuova Bolla a pochi giorni dalle celebrazioni ufficiali.

I cittadini e le autorità civili de L'Aquila, protessero il testo originale della Bolla che Celestino V aveva donato alla città, rifiutandosi di consegnarla a Bonifacio VIII, e adoperandosi affinché le celebrazioni già organizzate, avessero luogo come previsto, contro la volontà del nuovo pontefice. Da allora, la Bolla è stata custodita gelosamente nella cappella blindata della Torre del Palazzo Civico, ma dopo il terremoto della notte del 5 aprile 2009, il documento è stato recuperato intatto e custodito temporaneamente nella caserma della Guardia di Finanza di Coppito. Secondo gli antichi statuti dell'epoca, i festeggiamenti vengono curati interamente dalla Municipalità della città, mentre il Primo Cittadino, prima dell'apertura della Porta Santa della Basilica di Collemaggio, dopo la sfilata di un corteo di centinaia di figuranti in costume d'epoca, legge pubblicamente il testo della Bolla del Perdono di papa Celestino, che riporto di seguito, secondo la traduzione dal latino all'italiano, a cura del prof. Alessandro Clementi:

«Celestino Vescovo servo dei servi di Dio, a tutti i fedeli di Cristo che prenderanno visione di questa lettera, salute e apostolica benedizione. Tra le feste solenni che ricordano i santi è da annoverare tra le più importanti quella di San Giovanni Battista in quanto questi, pur provenendo dal grembo di una madre sterile per vecchiezza, tuttavia fu ricolmo di virtù e fonte abbondante di sacri doni, fu voce degli Apostoli, avendo concluso il ciclo dei profeti, ed annunziò la presenza di Cristo in terra mediante l’annuncio del Verbo e miracolose indicazioni, annunziò quel Cristo che fu luce nella nebbia del mondo e delle tenebre dell’ignoranza che avvolgevano la terra, per cui per il Battista seguì il glorioso martirio, misteriosamente imposto dall’arbitrio di una donna impudica in virtù del compito affidatole. Noi, che nel giorno della decollazione di San Giovanni, nella chiesa benedettina di Santa Maria di Collemaggio in Aquila ricevemmo sul nostro capo la tiara, desideriamo che con ancor più venerazione tal Santo venga onorato mediante inni, canti religiosi e devote preghiere dei fedeli. Affinché, dunque, in questa chiesa la festività della decollazione di San Giovanni sia esaltata con segnalate cerimonie e sia celebrata con il concorso devoto del popolo di Dio, e tanto più devotamente e fervidamente lo sia quanto più in tale chiesa la supplice richiesta di coloro che cercano Dio troveranno tesori della Chiesa che risplendono dei doni spirituali che gioveranno nella futura vita, forti della misericordia di Dio onnipotente e dell’autorità dei suoi apostoli SS. Pietro e Paolo, in ogni ricorrenza annuale della festività assolviamo dalla colpa e dalla pena, conseguenti a tutti i loro peccati commessi sin dal Battesimo, quanti sinceramente pentiti e confessati saranno entrati nella chiesa di Santa Maria di Collemaggio dai vespri della vigilia della festività di San Giovanni fino ai vespri immediatamente seguenti la festività. Dato in Aquila, 29 settembre, nell’anno primo del nostro pontificato». - (Testo pubblicato sul quotidiano online laquilanuova.org del 6 aprile 2009)

Quest'anno i festeggiamenti della Perdonanza, hanno assunto un significato ancora più particolare, visto che ricorre contemporaneamente la celebrazione degli 800 anni della nascita di papa Celestino V. Così, per l'occasione, nella Basilica di Collemaggio sono state esposte le spoglie di papa Celestino V e, piuttosto che durare un solo giorno, per volere di papa Benedetto XVI, l'indulgenza plenaria celestiniana sarà uno speciale giubileo che durerà un intero anno, dal 28 agosto 2009 al 29 agosto 2010. Sicuramente tale celebrazione ha assunto un importante significato sociale, ma nei suoi contenuti spirituali non trova certo riscontro negli insegnamenti del Cristianesimo primitivo, il quale prevedeva un perdono concesso da Dio, in virtù della misericordia e della redenzione di Cristo, supportato dalla conversione e da opere degne di pentimento, senza prevedere alcuna indulgenza o dispensazione della pena, dietro compenso.


(Articolo integrale, apparso in forma ridotta sulla Rivista: "Quaderni di percorsi storici" - GBeditoria (Roma) - Ottobre 2009, rivista interamente dedicata a L'Aquila)