sabato 8 maggio 2010

La Chiesa di Scozia

vicende storiche sui culti scozzesi


di Carlo Siracusa


Durante i quattro anni di regno di Maria Tudor (1554-1558), l’Inghilterra conobbe la restaurazione cattolica e la brutale persecuzione dei riformati, al punto che fu attribuito alla regina il nome di Maria la Sanguinaria. Il parlamento riconobbe la successione ad Elisabetta, ma questo fece scaturire grossi problemi con i cattolici, per via del fatto che la sua nascita avvenne da un matrimonio non riconosciuto. Nonostante sussistesse la minaccia di un’unione franco-anglo-scozzese, e benché Elisabetta avesse una posizione antipapale, la Spagna continuò a sostenerla. Elisabetta, evitò che l’Inghilterra fosse trascinata in pericolosi conflitti; intervenne in Scozia stipulando la pace di Edimburgo, che liberava il regno scozzese dalla tutela francese, e lasciò larghi margini di libertà e di scelta. I cattolici appoggiavano Maria Stuart, regina di Scozia, sposata con Francesco, erede del re di Francia Enrico II. Quando nel 1559 morì Enrico II, Maria Stuart poté aspirare oltre al regno di Scozia e d’Inghilterra anche a quello di Francia.

Viste le richieste espresse dalla nazione, Elisabetta affrontò, prima di ogni altra cosa, la questione religiosa, riaffermando la supremazia della corona sulla chiesa, abolendo la giurisdizione pontificia in Inghilterra e ripristinando il Prayer Book (Il libro di preghiere) un testo liturgico ufficiale, scritto in lingua inglese, che sostituiva i testi liturgici in latino della chiesa cattolica.
Il Prayer Book fu preparato dall’arcivescovo Cranmer: la sua prima edizione fu quella del 1549, ancora vicina alla liturgia e ai dogmi della chiesa cattolica, la seconda edizione fu quella riconfermata da Elisabetta, una versione che risentiva dell’influenza protestante. Quel testo, anche se con qualche piccolo cambiamento, è ancora oggi il libro ufficiale della chiesa anglicana.

Nei primi anni del suo regno, Elisabetta fu piuttosto tollerante verso le altre forme di culto, per i cattolici e per i calvinisti (chiamati anche puritani). Gradualmente l’Inghilterra prese posizione a favore dei protestanti. La posizione di Elisabetta fu maggiormente rafforzata dagli avvenimenti in Scozia; si formò una coalizione di forze religiose protestanti e politico-sociali.
I Lords della Congregazione (la nobiltà) che avevano accettato la Riforma, costituirono l'elemento di forza nella rivolta religiosa e nazionale che, con l’aiuto degli inglesi, trionfò sulla fazione cattolica e francese. Col trattato di Edimburgo (1560) la Francia ritirò le sue truppe dalla Scozia e riconobbe le autonomie religiose e politiche del paese.

Dopo la morte del marito Francesco II, Maria Stuart si trasferì dalla Francia in Scozia (agosto 1561) e si riservò il diritto di praticare il culto cattolico. L’indignazione del paese per i sospetti che fosse stata la regina ad aver fatto uccidere il marito, favorì il successo della rivolta: nonostante l’appoggio di una parte della nobiltà cattolica, le truppe di Maria furono sconfitte, la regina fu fatta prigioniera e costretta ad abdicare in favore del figlio Giacomo VI. Nel 1568 la regina si rifugiò in Inghilterra, ponendosi nelle mani di Elisabetta. Elisabetta, sulla base delle prove di colpevolezza fornite dagli scozzesi, avrebbe potuto far condannare ed eliminare Maria, ma preferì tenerla prigioniera. La prigioniera divenne un pericoloso punto di riferimento per intrighi e congiure. La situazione internazionale andava deteriorandosi. La condanna e l’esecuzione della regina di Scozia, non furono che il casus belli di un conflitto ormai inevitabile (1587).

L’anima della riforma religiosa in Scozia fu John Knox, il quale organizzò la chiesa presbiteriana (calvinista) grazie alla partecipazione popolare. Furono proprio John Knox e la chiesa presbiteriana a tener testa a Maria Stuart. La chiesa presbiteriana prende la sua denominazione dai “presbiteri”, gli anziani che formavano il consiglio della chiesa calvinista. L'Assemblea Generale della chiesa divenne l’espressione dei sentimenti nazionali e religiosi degli scozzesi.
Giacomo VI (Stuart), cercò di liberare il paese dai resti del cattolicesimo in forma di vescovi, diocesi e parrocchie, istituendo un sistema presbiteriano, gestito da ministri e anziani. Ma il presbiterianesimo con la monarchia erano incompatibili, così si tornò al sistema episcopale. Alla morte di Giacomo VI (1625) la chiesa di Scozia aveva già vescovi e arcivescovi. L'Assemblea Generale si incontrava soltanto nei posti e nei tempi approvati dalla Corona.
Nel 1638, buona parte degli scozzesi si dichiararono contrari al Prayer Book e alle innovazioni liturgiche, firmando il National Covenant. Il Prayer Book fu dichiarato illegale, fu abolito l'ufficio di vescovo e così la chiesa di Scozia si fondò sul sistema presbiteriano, alla base ancora oggi del sistema di governo della chiesa di Scozia. Nel 1733, un dissenso circa la nomina dei ministri, portò alla scissione di diversi gruppi, che culminò nello scisma del 1843, quando 450 ministri abbandonarono la chiesa per formare la Libera Chiesa di Scozia (Free Church of Scotland), libera perché non statale.
In seguito, (1921) il Parlamento Britannico approvò una legge (Church of Scotland Act) che servì a mettere fine alle dispute tra Parlamento e Chiesa, riconoscendo l'indipendenza della chiesa di Scozia nelle questioni spirituali. Ne conseguì un risanamento di alcuni scismi, (1929) benché alcune denominazioni rimangono tutt'oggi separate.
La chiesa di Scozia, oggi conta circa un milione e mezzo di fedeli; è la chiesa nazionale scozzese, madre del mondo riformato presbiteriano. Il culto e gli edifici sono piuttosto sobri e disadorni, con il pulpito che è il centro dell'attenzione dei fedeli. La chiesa di Scozia lascia libertà di opinione nelle questioni che riguardano la fede, la teologia e l'interpretazione delle Scritture. Considera la Bibbia come Parola di Dio; non ha più un libro di preghiere obbligatorio; riconosce come sacramenti la Santa Cena, (che alcuni la celebrano una volta al mese, mentre altri mediamente quattro volte l'anno), e il battesimo (praticato su adulti e bambini).
All'annuale Assemblea Generale della chiesa di Scozia, la regina è rappresentata, in sua assenza, da un Alto Commissario (Lord High Commissioner), diretto rappresentante della monarca, per quanto il suo ruolo sia puramente formale. Un importante ruolo che ha avuto la chiesa di Scozia è stato quello di educare la popolazione scozzese alla lettura della Bibbia.
Nel maggio dello scorso anno, ha fatto discutere la nomina a responsabile della parrocchia Queen’s Cross Church di Aberdeen, del reverendo scozzese Scott Rennie, omosessuale dichiarato. Lo ha deciso l’Assemblea Generale della chiesa di Scozia, nonostante le proteste dei membri piu’ tradizionalisti. L’Assemblea si e’ espressa con 326 voti favorevoli e 267 contrari.


Articolo apparso sul nr°11 della Rivista "InStoria - Quaderni di Percorsi Storici", edita GBEditoria