sabato 2 ottobre 2010

“ALPHA”- IL MASCHIO DOMINANTE


di Carlo Siracusa



La principale dottrina filosofica di Friedrich Nietzsche, quella del “Superuomo”, esalta l'uomo, capace di andare oltre l'uomo comune, un uomo i cui valori sono la salute, la volontà forte, l'amore per la vita e un nuovo orgoglio: la capacità di saper dire di sì a se stessi, facendo a meno persino di Dio, perché il Superuomo diventa il dio di sé. Nietzsche proclama dunque la “morte di Dio”, perché il Superuomo non deve dar conto ad altri fuorché a se stesso. Questi è l'incarnazione della volontà di potenza.
Nel paradigma sociale, la figura del Superuomo di Nietzsche, per certi versi, può essere affiancata al maschio dominante, conosciuto anche come “maschio alpha” - termine etologico riferito ai capibranco del mondo animale, dei quali il lupo è l'esempio per eccellenza, come vedremo più avanti - e incarna l'atteggiamento e il comportamento del tipo di maschio ambito nel mondo del business, dove l'essere il capobranco è una vera e propria sindrome, dove l'ego individuale e il desiderio di autorità, caratterizzano la sua personalità.
Il maschio dominante trasuda un alto livello di autostima e fiducia in sé; mantiene le proprie emozioni sotto controllo; è sempre il primo della classe, in grado di prendere decisioni per altri; è capace di controllare tutte le cose in base alla sua volontà e di sottomettere e far obbedire altri subordinati; anche se non ha le qualità di leadership naturale, tuttavia almeno all'apparenza mostra d'essere un leader, piuttosto che un seguace.
Il maschio alpha è un uomo vincente, un soggetto con spiccate qualità psico-fisiche che non sopporta avere punti deboli. Cura l'immagine del suo corpo e ogni dettaglio del suo aspetto fisico. Spesso si tratta di una persona attraente, la cui vita è caratterizzata dall’energia, dal coraggio, dall'ambizione e dalla brillantezza di idee. Questo tipo di maschio si nutre di adrenalina: sentirla scorrere nelle sue vene è un bisogno fisico necessario, costante. Combatte per avere successo in tutti i campi della vita, a qualunque costo, e assai spesso questo tipo di maschio assume posizioni di primo piano, nel lavoro come nella società. Il “maschio dominante” è il tipo di maschio desiderato dalle donne, guardato come modello dagli stessi uomini, trascinatore per il suo carisma e con la capacità di non perdersi d'animo. Come diceva la pubblicità di un noto profumo maschile, è il maschio “che non deve chiedere...mai!" Il maschio che tutti vorrebbero essere! Anche se, tra “maschio” e “uomo” ... può esserci una sostanziale differenza!
Ma spostiamoci nel mondo animale, precisamente all'interno di un branco di lupi, dove il maschio più forte e dominante è il maschio alpha, il capobranco, da cui deriva il termine usato per descrivere il tipo di persona in oggetto. Prendere in esame il comportamento del capobranco nella struttura sociale dei lupi, ci aiuterà a conoscere meglio la personalità del maschio alpha, per sapere e capire come trattare con lui e come farsi trattare.
I lupi vivono in branchi da 4 a 20 soggetti circa, e insieme cacciano, allevano i cuccioli e difendono il loro territorio. Il branco è organizzato in modo gerarchico. Il maschio alpha è quello che guida il gruppo e, generalmente, sceglie come compagna una femmina di tipo “alpha”, alla quale è lasciato lo spazio di esercitare la sua autorità sulle altre femmine. Eppure, in alcuni casi, sono state osservate situazioni in cui la femmina alpha ha preso il controllo dell'intero branco, mostrando che essere un “alpha” non è prerogativa assoluta del mondo maschile.
Le gerarchie del maschio e della femmina dei lupi, sono interdipendenti, e sono mantenute da complesse e a volte aggressive manifestazioni di predominio e di sottomissione.
Ciò che caratterizza lo status sociale del maschio o della femmina dominante, è la piena libertà che si ha nello scegliere cosa e quando fare, dove e quando andare. In alcuni branchi, il maschio “alpha” è l'unico che ha la possibilità di riprodursi, o quello che ha il diritto a saziarsi per primo. La tendenza del branco, è quella di seguire il loro “capo”, che si distingue per il successo nella caccia delle prede, nella riproduzione, nel mantenere calma e stabilità all'interno del branco, nel proteggere dagli stranieri, nel marcare il territorio, e nello scegliere i sistemi di difesa e le strategie di caccia. Cambiamenti all'interno del branco, potrebbero mettere in discussione la sua posizione di leader dominante. Ma la perdita di grado di solito avviene a causa di vecchiaia, malattie, ferite, maturità sessuale, alleanze, che possono contribuire ad elevare o abbassare lo status di un soggetto. Ad esempio, il lupo più vecchio può scegliere di lasciare il proprio posto quando entra in scena un pretendente motivato, evitando così lotte e spargimenti di sangue. Ma davanti a una sfida, sceglierà la lotta, perché il maschio dimostra la sua forza attraverso la violenza e gli ormoni. Alla fine, l’animale che uscirà sconfitto nello scontro, verrà cacciato dal branco, oppure, come avviene nelle stagioni degli accoppiamenti, può essere ucciso dagli altri lupi, per la sua ribellione.
Non sempre il capobranco è un maschio alpha a motivo della sua forza o per la sua aggressività. Spesso, ciò che fa di un lupo il “maschio dominante”, è la sua capacità di avere nel suo branco le femmine più attraenti, la sua capacità di compromesso, per ridurre al minimo gli attriti con gli altri compagni di gruppo.
La loro scala sociale arriva fino al maschio omega, il ruolo più basso e sottomesso nella gerarchia del branco, soggetto al maggior numero di aggressioni e crudeltà, e disposto a sopportare dimostrazioni di forza e sottomissione da parte degli altri componenti del branco, piuttosto che rischiare la fame. I lupi più forti, coraggiosi e astuti non accettano questo ruolo di buon grado, per cui vivono in uno stato di continuo conflitto, tra l'esigenza di rimanere nella struttura organizzata del branco, e la volontà di risalire la scala gerarchica, sfidando quelli di rango superiore attraverso sguardi, suoni e odori.
Come abbiamo visto, il maschio alpha del branco dei lupi, presenta pochissime differenze rispetto al maschio dominante degli umani: entrambi combattono per la propria posizione dominante; entrambi hanno il desiderio di controllo generale; entrambi operano all'interno di un branco. Infatti, la personalità del maschio dominante evita la solitudine, perché ama stare in gruppo, e gli piace muoversi insieme al “branco”, ambiente in cui è apprezzato e la cui figura dominante viene esaltata.
Nella società odierna, il maschio alpha è spesso un bell'uomo, ha una condizione socio-economica relativamente alta, è un leader carismatico capace di coinvolgere, sa riconoscere le opportunità al volo, segue l'istinto, è infaticabile, un grande stratega, non molla finché non ha raggiunto i risultati. Insomma, appare come una sorta di semidio. Tuttavia, alle sue caratteristiche brillanti, corrispondono altrettanti aspetti meno piacevoli, che influiscono nei rapporti interpersonali, specie quando il maschio dominante è il tuo datore di lavoro o il tuo coniuge.
Come si affronta il maschio alpha in ambito lavorativo? Un suo sottoposto trova facile e piacevole accondiscendere alla sua volontà, o si ribella? In tal caso, quali possono essere le conseguenze?
Come abbiamo visto nella descrizione del comportamento dei lupi, il maschio alpha domina il branco e non lascia ad altri spazio per emergere, poiché una tale concessione svilirebbe la sua posizione e lascerebbe posto a dei rivali. Quando nel branco infatti sono presenti elementi che manifestano spiccate qualità, questi troveranno difficile rimanere nella struttura del branco, e la loro permanenza sarà un continuo conflitto, a meno che lasciano il branco per andare a vivere come lupi solitari o diventare il capo di un altro branco.
Ugualmente, per garantirsi continuità in un ambiente di lavoro in cui il capo è un maschio dominante, bisogna essere abbastanza tosti per competere con lui, e ciò sarà possibile essendo determinati, chiari e diretti, qualità che il maschio alpha apprezza di buon grado. In tal caso non guarderà a quel soggetto come a un possibile rivale o uno che cerca di sminuirne la posizione, ma vedrà l'interesse verso la crescita e lo sviluppo del gruppo o del “branco” di cui egli è il capo indiscusso. Una volta conquistato il rispetto del capo, il gioco è fatto: a quel punto il maschio dominante diventerà protettivo e farà da mentore alla sua pupilla (o pupillo che sia). Non è facile lavorare al fianco di un maschio alpha, perché nonostante le sue spiccate qualità, a volte l'eccessiva sicurezza di sé può fargli perdere il senso della realtà, può renderlo controverso, impaziente, esigente, difficile da trattare e aggressivo. Il più delle volte, i maschi alpha cercano occupazioni che richiedono eccezionali capacità fisiche o che abbiano un fattore di rischio significativo, in modo da mantenere alto il livello del testosterone. Questo continuo mettere alla prova se stessi e le proprie capacità, sviluppa in loro una smodata fiducia di sé e delle proprie doti da leader.
Chi potrà ammansire l'impeto prorompente di un maschio dominante? Sicuramente una donna che ricopra lo stesso ruolo di potere, una femmina di tipo alpha. Per tenergli testa, deve saper competere, deve mostrarsi femminile e “maschia” nello stesso tempo, virile e tenace. Nel “branco” c'è posto anche per gli ultimi, perché la loro debolezza o timidezza serve ad esaltare le capacità e la brillantezza del maschio dominante. Ma dovranno accontentarsi di fare anche da zerbino, s'è necessario, in tal caso il loro posto sarà garantito e protetto, nessuno potrà togliere la loro porzione, dagli avanzi della preda.
Se non è così facile avere a che fare con un maschio dominante nel contesto lavorativo, figuriamoci come sarà viverci in casa. Spesso questi uomini sono critici su ogni minimo dettaglio e pretendono dalla loro compagna quanto vorrebbero da una loro dipendente.
Dominanza e controllo, fanno parte dell'essenza del maschio alpha. Ma un vero leader deve avere la capacità di emergere e prendere il comando della situazione, esercitando la propria leadership grazie alla collaborazione degli altri, senza ricorrere all'esercizio del potere. Il leader, a differenza del maschio dominante, ha il suo seguito non perché è l'interprete di atti particolarmente coraggiosi o “d'immagine” ma bensì perché nutre rispetto per gli altri e si preoccupa di comprendere le loro aspirazioni e i loro bisogni. Per riuscire a esercitare efficacemente la leadership di un gruppo, è indispensabile una fortissima sensibilità per il fattore umano, infondendo negli elementi che compongono la sua organizzazione: fiducia, rispetto reciproco e autostima.
In un prossimo articolo approfondiremo la figura del vero leader e come si esercita la leadership.