sabato 2 ottobre 2010

Intervista al Prof. Ferdinando Catalano


di Carlo Siracusa


E’ stato un vero piacere incontrare il Prof. Ferdinando Catalano, “figlio” per nascita, della città di Messina, e intervistarlo per il nostro Editoriale. Il Prof. Catalano è nato a Messina nell’agosto del 1947, ma vive da molti anni in provincia di Bergamo. Nel 1970 si è laureato in Fisica presso l’Università degli Studi di Messina , e ha ottenuto l’abilitazione all’insegnamento della fisica e della matematica. Svolge la professione di fisico e ricercatore nel campo dell’ottica oftalmica; è stato docente universitario di Optometria presso l’Università del Molise ed è attualmente professore associato di Laboratorio di Ottica presso l’Università degli Studi di Padova. E’ autore di diversi testi universitari e di numerosi articoli scientifici. Ha studiato i metodi di datazione radiometrica in paleoantropologia e le implicazioni tra fisica e teoria dell’evoluzione biologica. Ha tenuto numerose conferenze pubbliche a livello internazionale, ed ha coniugato le sue competenze scientifiche con lo studio e la ricerca sulle origini dell’universo e della vita, a sostegno del creazionismo, passione per la quale ha scritto libri come: “La vita e il respiro e ogni cosa” e “Insegnaci a contare i nostri giorni”.

Prof. Catalano, come prima cosa desidero chiederLe da quanto tempo ha lasciato la città di Messina, e se c’è un ricordo o qualcosa che lo lega particolarmente alla sua città natale?

In pratica dal 1970, subito dopo la laurea ho fatto il militare a Rimini e poi sono andato a Bergamo ad insegnare. Da allora torno saltuariamente a Messina dove ho ancora una sorella. La città è completamente cambiata sia nell’assetto urbano che nello spirito che anima la gente, ma quel tratto di mare da fare col traghetto tra la sponda calabra e quella sicula ha sempre lo stesso fascino, lo stesso profumo e lo stesso colore. Provo ancora le stesse emozioni quando cominciano ad intravedersi i contorni delle case e delle strade e un’angoscia struggente, al ritorno, quando si dileguano.

Di solito gli studiosi con una formazione accademica come la sua, propendono per una concezione ateistica, a sostegno della teoria dell’evoluzione. Come mai Lei si interessa al creazionismo? Da cosa scaturisce questo suo interesse?

Nel 1975 mi fu data l’occasione di mettere in discussione le mie convinzioni scientifiche con il racconto biblico della creazione. Mettendo da parte ogni pregiudizio “ scientista” mi resi conto che, nella sostanza, la descrizione che il Genesi fa della nascita dell’Universo, della sua evoluzione , del processo di formazione del nostro pianeta e della comparsa della vita sono basilarmente coerenti con ciò che la cosmologia ha da dire a riguardo. Fu per me un’autentica rivelazione, una folgorazione sulla via di Damasco , decisi di approfondire e da allora in questi 35 anni non ho mai smesso di studiare questo argomento. Naturalmente la prospettiva creazionista ha coinvolto anche altri interessi di natura spirituale e la mia relazione con il sacro.

Lei ha scritto un saggio sui metodi di datazione radiometrica: cosa c’entra con il creazionismo?

C’entra nella misura in cui i fossili di ominidi come l’Uomo di Neanderthal, Cro-Magnon, Homo Sapiens sono datati nell’ordine di 200 – 300 mila anni e oltre , i pre-ominidi come l’Australopiteco arrivano ai 3-4 milioni di anni fa. Quello che molta gente non sa è che con il metodo del C14 e successivi perfezionamenti, si può datare direttamente un reperto fossile fino a circa 10 periodi di dimezzamento, in pratica per il C14 fino a circa 60.000 anni fa. Quindi se un fossile ominide è datato , per esempio, 200.000 anni BP ( Before Present , ndr) ciò vuol dire che la datazione è indiretta e si riferisce non al reperto ma all’età del sito geologico in cui è stato rinvenuto il campione. Ed è qui che si introduce un vizio sperimentale: cosa ci permette di stabilire che i mattoni di una casa hanno la stessa età di chi ci abita?

D’accordo, questo mi sembra chiaro, ma non vedo ancora il nesso col creazionismo

Se si studia la cronologia dei patriarchi partendo da date storicamente affidabili, si può far risalire la comparsa del genere umano sulla Terra a circa 6000 anni fa. Come vede, se l’Uomo di Neanderthal, Cro-Magnon e Homo Sapiens Sapiens sono i lontani cugini di Adamo , i conti non tornano, o sbaglia la Bibbia o il metodo di datazione. Su questo argomento avrei molte altre cose da dire ma questa è solo un’intervista.

Qual è secondo Lei il punto più debole della teoria dell’evoluzione?


Nel merito strettamente scientifico non ha alcuna spiegazione credibile e sperimentalmente verificabile circa l’origine della vita, solo ipotesi che però non reggono al vaglio delle leggi della termodinamica e della teoria dell’informazione. Sul piano epistemologico questa teoria si sottrae – la convinzione non è solo mia – al criterio di falsificabilità di Popper mediante il quale si può stabilire se una teoria è veramente scientifica.

Il creazionismo, ce l’ha un suo punto debole?


Si, è lo stesso vizio epistemologico dell’evoluzionismo, non può essere sottoposto al criterio di falsificabilità quindi non è una teoria scientifica. Insomma se Popper ha ragione, qualsiasi riferimento ad un intervento divino rende l’ ipotesi creazionista non falsificabile in quanto non esiste alcuna possibilità empirica di confutare un’affermazione riguardante Dio e i suoi interventi sulla materia .Ma ai cristiani non viene chiesto di credere nella creazione divina sulla base della sola evidenza scientifica. L’epistemologia cristiana non si fonda sulla biologia ma sulla Rivelazione e lascia agli evoluzionisti l’onere della prova, secondo l’antico adagio “ Ei incumbit probatio qui dicit , non qui negat” ( l’onere della prova è a carico di chi afferma non di chi nega, ndr )

Qual è in Italia la situazione attuale del dibattito scientifico tra evoluzionismo e creazionismo?

Siamo assolutamente molto indietro rispetto ad altri paesi ( penso ad esempio al movimento dell’Intelligent Design e ai suoi strepitosi successi in moltissime università straniere) e il confronto scientifico è fortemente avversato soprattutto nelle sedi accademiche dove esiste una situazione di totale monopolio culturale dei sostenitori dell’evoluzione biologica. Per tutte, basterebbe ricordare la reazione violenta a mezzo stampa dell’intellighenzia evoluzionista alla conferenza organizzata l’anno scorso dal Prof. De Mattei, vicepresidente del CNR, , nel pieno delle celebrazioni del bicentenario darwiniano, sul tramonto dell’evoluzionismo.

Ora io penso che se l’Università italiana si dichiara culturalmente e politicamente laica ed equidistante, allora dovrebbe essere aperta e favorire il dibattito tra le due visioni del mondo, ma non è così. Ogni tentativo di proporre, non di imporre, una visione alternativa a quella evoluzionista viene visto come una profanazione del Sancta Sanctorum della vera scienza. Chi si azzarda a rendere pubbliche le falle e le contraddizioni della teoria evoluzionista viene immediatamente tacciato di ignoranza.

Le faccio due nomi illustri: Piergiorgio Odifreddi e Antonino Zichichi. Quali considerazioni può fare sulle loro posizioni?

Non a caso lei ha indicato proprio i paradigmi italiani delle due opposte visioni della realtà.

Mi inchino doverosamente dinanzi alla cultura matematica del prof. Odifreddi, il Richard Dawkins italiano, ma negli ultimi anni la sua visibilità mediatica ( lo ribattezzerei “Il Matematico Onnipresente”) è diventata direttamente proporzionale all’esigenza, tutta italiana, di arginare l’invasione del pensiero creazionista . I suoi saggi anticristiani e su Darwin (posso dirlo perché li ho letti) hanno sconfinato su materie non sue . Se pretende di demolire la Bibbia leggendola come fosse un testo di matematica allora mostra tutti i limiti della sua preparazione storica e teologica. Quel che infastidisce e travalica il dibattito non è la sua posizione di ateo quanto il sistematico attacco alle persone più che alle loro idee .

Sul fronte opposto il Prof. Zichichi – è una mia impressione – è stato messo a tacere dai media proprio per la sua nota posizione di antievoluzionista e di credente. Lo scienziato siciliano muove le sue critiche attingendo dai fondamenti della scienza e assegna alla teoria dell’evoluzione un grado di credibilità al di sotto del terzo ed ultimo livello , quello dei fenomeni che si sono verificati una sola volta e di cui rimangono tracce verificabili. L’evoluzione darwiniana non raggiunge nemmeno questo livello di credibilità in quanto mancano del tutto le testimonianze fossili di questo processo. Siamo completamente al di fuori della scienza galileiana.

Cosa direbbe a un ateo o a un evoluzionista?

Se la teoria evoluzionista avesse una solida base scientifica , allora dovrebbe avere carattere predittivo cioè essere in grado di predire il valore esatto dei tempi che caratterizzano questo processo. Invece i sostenitori di questa teoria non hanno la minima idea di come impostarne le basi matematiche. Per semplificare, possono dirci in base a quale equazione matematica si può prevedere quale sarà l’evoluzione della specie umana diciamo tra 500.000 anni? No. Pur tuttavia continuano a sostenere la scientificità di questa teoria.

Sul piano dialettico, li inviterei a riflettere seriamente sul fatto che illustri scienziati atei professano ora apertamente di avere forti dubbi su questa teoria o addirittura di non ritenerla più una teoria scientifica come recentemente hanno fatto due “addetti ai lavori” del calibro di Massimo Piattelli Palmarini e Jerry Fodor (Gli errori di Darwin - Ed. Feltrinelli). Li inviterei a limitare il terreno del confronto alle sole questioni scientifiche sperimentalmente verificabili .

Agli atei vorrei dire che anche loro sono delle persone religiose in quanto “diversamente credenti”. Anche loro si genuflettono dinanzi al loro dio , il “dio Caso onnipotente creatore e signore del cielo e della Terra”

A conclusione di questa intervista, vorrebbe dire qualcosa ai lettori del nostro Magazine?

Intanto ringrazio lei e la Redazione di Magazine per avermi consentito di esprimere liberamente il mio pensiero. Ai lettori vorrei dire che, a dispetto di quanto i mezzi di divulgazione lasciano credere, esiste una profonda crisi scientifica e filosofica dell’evoluzionismo ai massimi livelli accademici ma che per diverse ragioni (economiche, ideologiche e politiche) viene taciuta al grande pubblico.

E da ultimo vorrei ricordare, se mai qualcuno se ne fosse dimenticato, che la vera scienza , quella sperimentale e galileiana è nata in Occidente nel cuore della Cristianità.

Grazie Prof. Catalano per la sua gentile concessione, e per aver condiviso con noi argomenti di così grande spessore scientifico.

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